MotoGP, le pagelle
Martin 9.5. Poteva essere un 10, perché ha vinto il titolo mondiale della MotoGP, la massima espressione del motociclismo globale, il traguardo più ambito e desiderato da chiunque si affacci a questo mondo. Il mezzo voto in meno è per essere stato surclassato nei numeri da Francesco Bagnaia, che è uscito sconfitto dal duello nonostante undici trionfi stagionali. Il confronto dice 11 a 3 per il torinese (7 a 7, invece, il computo delle sprint race). Eppure l’iride risplende sul casco dorato di Martinator, l’attuale supereroe della MotoGP. Vincere solo tre gare “vere” su 20 e laurearsi lo stesso campione è solo una piccola macchia sul curriculum dello spagnolo, che ha fatto della costanza di rendimento la sua carta vincente, il suo asso nella manica (è salito dieci volte sul secondo gradino del podio, tre volte sul terzo). E poco importa se ha vinto il titolo grazie alle gare sprint, che fino a due anni fa erano fantascienza e che oggi, forse, contano più di quanto dovrebbero. Jorge Martin ha meritato il Mondiale, perché ha guidato da fenomeno in una griglia di fenomeni. Battere questo Bagnaia era come scalare il K2, e lui ce l’ha fatta. Hasta la vista baby.
3 vittorie, 16 podi (3-10-3), 7 pole position e 2 giri più veloci nei GP ; 7 vittorie e 16 podi (7-6-3) nelle sprint race.
Bagnaia 9. Meriterebbe 11, come il numero di successi che ha ottenuto in questa pazza stagione e come due volte numero 1. Come Valentino Rossi (per tre volte), quasi come Mick Doohan e Marc Marquez. Finora chi era stato capace di mettere il sigillo su almeno dieci Gran Premi in un solo Mondiale, raggiungendo la doppia cifra, aveva stravinto il campionato, infliggendo al più vicino dei rivali un distacco abissale. Ma per una volta la matematica è stata davvero un’opinione, e Pecco ne ha pagato le spese (ha fatto un secondo e quattro terzi posti). Ma l’italiano della Ducati non deve abbattersi. In molti in queste ore si stanno ponendo una domanda amletica: meglio vincere un Mondiale grazie ai piazzamenti o perderlo festeggiando più della metà delle volte dal gradino più alto del podio? Pecco, inoltre, merita 10 e lode per l’atteggiamento, sia dentro e sia fuori la pista. Ha lottato come un leone senza chiedere niente a nessuno. E a motori spenti ha elogiato il rivale, riconoscendone meriti e talento.
7 vittorie, 16 podi (11-1-4), 6 pole position e 4 giri più veloci nei GP; 7 vittorie e 10 podi (7-1-2) nelle sprint race.
Ducati 10. Un dominio imbarazzante, dalla prima all’ultima gara (19 vittorie su 20, 53 podi su 60!). Ha vinto con la moto ufficiale affidata a un team indipendente, chiudendo la bocca a chi, fino all’ultimo, ha sparso in giro i semi del sospetto (l’ultimo, incredibile ma vero, è stato Casey Stoner, una leggenda dalle parti di Borgo Panigale). Nessun favoritismo per Bagnaia, che guida e guiderà ancora la rossa ufficiale. Eppure sono stati in tanti ad accendere la miccia e a preparare la tanica di benzina da rovesciare sul fuoco: “Ducati non permetterà mai a un team privato di vincere il titolo né di vedere il suo numero 1 sul cupolino di un’altra moto”, sussurravano. Baggianate. Ducati si è comportata da Signora. Unico neo in una stagione fantastica: ha perso tre piloti fortissimi e il miglior team satellite della storia con una sola mossa, che tutti conosciamo. Ne sarà valsa la pena? Lo sapremo presto.
19 vittorie, 53 podi (19-17-17), 16 pole position e 16 giri più veloci; 17 vittorie e 45 podi (17-17-11) nelle sprint race.