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Lorenzo: “Non sapevo che la Yamaha rivolesse Valentino, altrimenti…”

Jorge Lorenzo è forse il “vero” rivale di Valentino Rossi, perché per ben sette stagioni ha corso con la sua stessa moto. Arrivato in MotoGP nel 2008, Jorge ha diviso il box con Vale (diviso nel vero senso della parola visto che per un paio di stagioni è stato alzato un muro nel mezzo) nel triennio 2008-2010 e nel quadriennio 2013-2016. A volte ha vinto il 46, altre il 99 (che all’inizio era il 48). Gli animi si sono surriscaldati soprattutto a fine 2010 e nel 2015, quando si sono giocati il titolo fino all’ultima gara di Valencia. Del resto erano due galli nello stesso pollaio. Oggi hanno un buon rapporto, tanto che Rossi lo ha invitato alla “100 km dei campioni”, che il maiorchino ha corso in coppia con Dennis Foggia classificandosi al decimo posto su 21 coppie in gara.

“IL SUO VALORE ERA SCESO” – Nel documentario “RiVale” prodotto da Dazn, Jorge ha rivelato tanti aneddoti sul suo rapporto con Rossi, a cominciare da quello che accadde alla fine del 2012, quando il pilota di Tavullia chiese di tornare in Yamaha dopo i due anni difficili in Ducati. Vale ringraziò pubblicamente Jorge per non aver ostacolato il suo ritorno alla casa di Iwata, ma le cose non stavano così. Lorenzo ha ammesso di non aver posto il veto solo perché non fu messo al corrente della cosa, altrimenti avrebbe fatto di tutto perché il ritorno non si concretizzasse.

Ecco le parole del maiorchino: “Se fai schifo per 5, 6, 7 gare il tuo valore cala. E Valentino con le sue due brutte stagioni in Ducati ha perso tanto valore. Invece io potevo chiedere tutto quello che volevo. Se avessi detto che non volevo che Valentino tornasse in Yamaha sono quasi sicuro che la Yamaha mi avrebbe accontentato. Non l’ho fatto perché non ci ho pensato. Se lo avessi saputo, lo avrei fatto. Non immaginavo che Yamaha volesse riprendere Valentino. Si dice che anni prima Valentino avesse vietato l’entrata di Stoner in Yahama. Però io non ho messo quella clausola e quindi Valentino è potuto ritornare. Ma devo dire che è tornato molto più umile, dichiarando che lui era il secondo pilota, che io ero favorito. Ma il suo obiettivo era tornare a vincere. Nel 2013 ha vinto ad Assen, nel 2014 ha vinto tre o quattro gare e ha fatto secondo in campionato davanti a me”.

“COPIAVA I MIEI ALLENAMENTI” – Facciamo un passo indietro, addirittura a quando Jorge era bambino: “Negli anni della 500 io ‘odiavo’ Valentino perché tifavo Max. Ho tanto rispetto per lui, ma non lo metto sul piano di un Dio. Perché altrimenti diventa impossibile batterlo. Quando sono arrivato in Yamaha nel 2008 ha messo questo muro tra le due squadre per evitare scambio di informazioni. Maio Meregalli era il manager di tutti e due, ma era concentrato più su di lui. Io volevo tenere i miei segreti per migliorare e battere Valentino. Mi allenavo in un certo modo e Valentino faceva uguale, girando con le stesse moto con cui andavo a girare io con mio padre. E’ stato Meregalli o qualcuno di Yamaha a riferirlo a Valentino. A quel punto abbiamo fatto un meeting e ho preteso che Maio non venisse più alle riunioni tecniche ad ascoltare quello che dicevo io”.

BARCELLONA 2009 – Sul celebre sorpasso all’ultimo curva del GP di Catalunya 2009 ecco il ricordo di Lorenzo: “A Barcellona 2009 siamo rimasti solo io e lui perché Stoner piano piano ha perso terreno. Io provavo a spingere, ma lui mi seguiva e io facevo lo stesso quando provava ad andare via lui. Arrivati agli ultimi due giri, io che pesavo di meno ho approfittato della scia per sorpassarlo, però lui mi ha superato all’esterno chiudendo il ginocchio per non prendermi la moto. Ha fatto una manovra molto spettacolare. Ho imparato, e al giro seguente ho fatto la stessa cosa, ma questa volta mi sono aperto di più per non lasciargli lo stesso spazio. Dovevo frenare più tardi che mai e ho fatto il possibile per chiudere la porta a tutte le curve, però ho lasciato lo spazio proprio all’ultima curva. Una parte di me sapeva che ci avrebbe provato, l’altra parte pensava fosse impossibile. Lui ha approfittato di quel dubbio… Non volevo fare una linea diversa dai giri precedenti per paura che ci fosse dello sporco, lui invece ha staccato tardissimo, la sua moto si è mossa ma non è caduto. Quella gara era molto importante. Lui mi vedeva come un pericolo perché avevo la stessa moto e andavamo più o meno uguale. Doveva vincere per forza e alla fine la sua squadra lo ha celebrato come avesse vinto un mondiale”.

MOTEGI 2010 – “Sono stato il primo e unico a batterlo in uguali condizioni. Quindi lui a un certo punto ha dato un ultimatum alla Yamaha: ‘O io o Lorenzo’. E la Yamaha ha risposto: ‘Vogliamo tutti e due, ma non rinunciamo a Lorenzo’. Così ha deciso di andare in Ducati. Abbiamo vissuto momenti tesi, come a Motegi 2010, con lui che voleva battermi nonostante stessi lottando per il Mondiale. A fine gara mi sono lamentato. Ma lui doveva difendere il suo orgoglio, la sua posizione in Yamaha nonostante andasse via”.

2015, IL MONDIALE DELLA DISCORDIA – I rapporti erano migliorati, ma la guerra è riesplosa nel 2015. Racconta Jorge: “Tra l’odio e l’amore c’è una linea molto sottile. Non puoi essere amico del tuo principale rivale. Nel 2015 una delle chiavi del campionato è stata in Argentina: Valentino è arrivato da dietro perché Marquez ha perso grip e ha dovuto rallentare. Si sono toccati e Marquez è caduto. Marc ha pensato che la colpa fosse stata di Valentino. Fino a quel momento avevano una relazione molto buona, erano amici, almeno così sembrava in tv. A Marc ha dato fastidio che Valentino non sia andato da lui a chiedergli come stava. Invece ha festeggiato e basta. Il seguente episodio è stato ad Assen, quando si sono toccati alla chicane. Si accusavano a vicenda, ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo questi due episodi Marquez non voleva più che Valentino vincesse il mondiale. Io invece non capivo perché la direzione gara non avesse sanzionato Valentino. Ci voleva la bandiera nera”.

“UNO DEI TRE PIU’ FORTI, MA…” – Lorenzo non pensa che Rossi sia stato il pilota più forte della storia: “Valentino è sicuramente uno dei tre più forti, ma a livello di velocità pura e di volerci provare fino alla fine il migliore è Marquez. Come talento puro è Stoner. Per la pulizia di guida e la partenza mi metterei come i primi cinque o sei migliori della storia”. Riguardo al loro rapporto, “Por fuera” aggiunge: “A Le Mans lui ha vinto e io ho fatto secondo. Avevo le caviglie rotte e sono arrivato sul podio con le stampelle. Mi sono seduto e lui si è seduto sopra di me per fare la foto. Un bel giorno per noi due. A Motegi siamo tornati in van e abbiamo cantato canzoni per celebrare il suo campionato e quello costruttori. Ci siamo rivisti quest’anno ad Aragon e a Misano. Abbiamo parlato e mi ha fatto piacere. Quando eravamo due galli nello stesso pollaio non dico che odiavamo ma quasi. Se potevi fare qualcosa per farlo andare più lento, la facevi. Valentino in tre parole? Carismatico, intelligente e animale da gara”.

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