Inferno e paradiso. Il diavolo e l’acqua santa. Romano Fenati, 25enne di Ascoli Piceno, è un ragazzo timido e riservato, ma anche istintivo e a volte impulsivo. Nelle dieci stagioni di militanza nel Motomondiale ha fatto parlare tantissimo di sé. Nel bene e nel male. Ha alternato imprese straordinarie a cadute fragorose. Dotato di un talento cristallino, non è ancora riuscito a mostrare al mondo tutto il suo valore, frenato da un carattere difficile e a tratti esuberante.
Dieci giorni fa, a Jerez, ha conquistato un meraviglioso podio in Moto3 alle spalle di Acosta, il baby fenomeno che ricorda proprio il Fenati che nel 2012 esordiva in Moto3 con un secondo e un primo posto nelle prime due gare del campionato. Per l’ascolano è stato il 26° podio in carriera, tutti in Moto3. Con 12 successi, è tra i piloti più vincenti della categoria.
Riavvolgiamo il nastro della memoria e ripercorriamo qualche episodio della sua carriera. Agosto 2016, Austria, sabato sera. Ora di cena. Arriva questa notizia: “Romano Fenati è stato appiedato dallo Sky Racing Team VR46, così, all’improvviso, dopo le prove di oggi”. Nessuno sa niente. Si scopre tutto il giorno successivo: il pilota di Ascoli ha “sbroccato” con Alessio Salucci, il responsabile del team. Un litigio furibondo, alla presenza della madre di Romano. “Sono volati gli stracci”, esagera qualcuno.
Fatto sta che di lì a poco a Valentino Rossi e Alessio “Uccio” Salucci, il direttore sportivo della VR46, sale la mosca al naso e prendono la dolorosa decisione di licenziare il loro pilota. Il giorno successivo, alla partenza del GP d’Austria, in griglia c’è una casella vuota: quella di Fenati. Si dirà che non si era ambientato nella squadra, che a differenza di altri piloti coinvolti nell’Academy lui fosse il solo a non essersi trasferito a Tavullia, rimanendo a vivere nella sua Ascoli.
Ci sono voluti mesi per rivederlo in pista. Nel 2017 il team Snipers gli affida una Honda, con il quale Romano conquista tre Gran Premi e arriva secondo nel Mondiale. A Misano, nel Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini, trionfa sotto il diluvio con una facilità disarmante. Domina la scena, infliggendo ai rivali distacchi imbarazzanti. E pensare che sull’asfalto bagnato non si era mai trovato a suo agio… A fine stagione, nonostante il titolo mancato, l’ascolano lascia la Moto3 e passa in Moto2, sempre con il team Snipers.
L’inizio è promettente: ottiene un settimo posto come miglior risultato, poi… Poi a Romano si chiude la vena e butta tutto nella spazzatura. Succede a Misano, proprio lì dove un anno prima aveva umiliato tutti. In pista, durante la gara, “litiga” con un altro pilota, Stefano Manzi. Qualche sportellata, qualche “vaffa” urlato nei caschi. Poi, all’improvviso, la follia, ripresa dalle telecamere. In pieno rettilineo, a più di 250 all’ora, Romano affianca il rivale e gli pinza il freno della moto. Una bravata? No, una pazzia! Manzi resta in piedi per miracolo, Fenati viene squalificato e, poche ore più tardi, licenziato sia dal suo team sia da quello nel quale avrebbe dovuto correre l’anno successivo (ironia della sorte: è lo stesso per cui correva Manzi…).
Sembra la fine della carriera. Lui stesso minaccia di non correre più, di dedicarsi a tutt’altro. Magari di andare a lavorare nella ferramenta di famiglia. Ma… Ma tutti abbiamo diritto a una seconda possibilità. Nel caso di Fenati perfino a una terza. Nel 2019 corre ancora. Il team Snipers lo riprende ma, come punizione, lo retrocede di nuovo in Moto3. Fenati non fa una piega.
Si presenta alla vigilia del Mondiale con i galloni di favorito. Ma non è così facile. La Moto3 è una giungla. Vi corrono 30-35 ragazzini indiavolati che non guardano in faccia a nessuno. Tra questi c’è il suo compagno di squadra, Tony Arbolino, un milanese trapiantato nella Svizzera italiana che nelle prime dieci gare inanella due vittorie e tre podi. Romano nemmeno uno. Ma la storia sta per cambiare.
Austria, sempre lei. La moto con il numero 55 sul cupolino è la più veloce in prova. Romano è in pole position per la quinta volta in carriera. Peccato che la pole gli venga successivamente tolta dai commissari per un cavillo regolamentare. Fa niente. Romano parte secondo. Scatta bene, va in testa. Ci rimane fin sotto la bandiera a scacchi. Vince per distacco, alla sua maniera.
In conferenza stampa va in scena la redenzione: “Le cose sbagliate che ho fatto sono servite per imparare. Questa non è una vittoria normale: è più speciale delle altre. La festeggerò nel modo giusto, senza esagerare, con la mia famiglia, che mi è sempre stata vicina”. Bravo Romano, hai imparato dai tuoi errori e sei tornato protagonista.