Premessa: Jaume Masia ha meritato il titolo mondiale della Moto3, perché ha vinto ben quattro gare in stagione e perché si è dimostrato il più veloce e il più costante per tutto il campionato, ma… C’è sempre un “ma” in ogni storia. E in questa ce n’è uno grosso come una casa.
Jaume ha solo 23 anni ma è già un veterano della piccola cilindrata. Ha corso ben sei Mondiali interi in questa categoria: dal 2018 al 2023. Il suo esordio, però, risale al 2017, al GP d’Austria, quando sostituì, sotto gli occhi di chi scrive, l’infortunato Darryn Binder centrando la zona punti e il giro più veloce.
Nelle cinque stagioni successive ha cambiato tre squadre, ma nonostante sia spesso partito con i favori del pronostico, non è mai riuscito a salire su un podio iridato. Quest’anno ha rotto la maledizione centrando il titolo con una gara d’anticipo. E con lui ha trionfato per la quarta volta il team Leopard (2015, 2017, 2019 e 2023, sempre negli anni dispari…), con il quale lo spagnolo aveva già corso in passato, con alterne fortune. In Qatar Jaume ha vinto il Mondiale salendo sul gradino più alto del podio. Come solo i campioni veri sanno fare. Ma lui lo è davvero? Per ora no. Forse lo potrà diventare. Per essere considerati tali bisogna avere stile nelle vittorie come nelle sconfitte. E a Losail Masia si è comportato come un ragazzino, facendo a carenate con Ayumu Sasaki, il rivale numero 1 al titolo.
Per due volte lo ha portato volontariamente largo, facendogli perdere tempo e posizioni. Il giapponese con caparbietà è riuscito a tornare a ridosso dei primi, ma a quel punto ha dovuto fare i conti con Adrian Fernandez, compagno di Masia, che ha fatto anche peggio ostacolando platealmente il numero 71 e consegnando su un piatto d’argento il Mondiale al connazionale, con il quale ha poi festeggiato nel giro d’onore “come se non ci fosse un domani”. Un teatrino decisamente poco edificante in cui il vero vincitore non è stato il neo campione del mondo, ma lo sconfitto, che è rientrato ai box senza cercare vendette, tra gli applausi degli uomini del suo team. E forse di milioni di tifosi (quelli veri) che davanti alla Tv hanno assistito a un brutto capitolo del motociclismo. Sasaki campione vero. Masia lo ritroveremo in Moto2, speriamo più maturo.
Per quanto riguarda il GP, dietro al “leopardo” si sono classificati Alonso e Oncu, che è riuscito a salire sul podio nonostante due long lap penalty per jump start. Quarto un ottimo Rossi, settimo un sempre più competitivo Bertelle.