Negli anni Settanta i cinquantini avevano uno stile poco fantasioso e lineare come un Ciao o come un Garelli, oppure bombato come una Vespa o una Lambretta. Ed ecco che da San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, sede della Malaguti, ebbero l’idea giusta. Lo chiamarono Fifty ed era un motorino di 50 centimetri cubici con la forma di un lungo tubo, ruote più alte e sella lunga. “Bucavano” l’aria molto di più di tutti gli altri motorini, sviluppando velocità di 70/80 chilometri orari anche con solo 50 centimetri cubici di motore. E non parliamo di chi li “truccava”. Carburatore maggiorato, cilindro e pistone idem, marmitta sinuosa e via con velocità più vicine ai cento che ai 90 all’ora e, a volte, anche oltre.
I concorrenti non stettero a guardare, perché la Malaguti con il suo “tubone” si stava prendendo buona parte di fetta di mercato dei ciclomotori. Quindi via con il “tubone” con motorizzazione Moto Morini, Morbidelli e via andando. E i motorini tradizionali soffrivano questa situazione. Si girava con un Fifty nero o bianco. La versione bianca costava due milioni 250mila lire mentre quella nera sfiorava i due milioni e mezzo, circa 1.300 euro odierni. I nuovi re della strada raggiungevano velocità pazzesche che, dopo “trucchi” vari, davano la “paga” anche ad alcuni 125, molto più pesanti e macchinosi nel mettersi in moto e sviluppare la massima velocità in breve tempo. I “tuboni” poi erano i classici motorini da impennata lunga. Nei paesini abbondavano le sfide tra quattordicenni per chi resisteva più tempo solo sulla ruota posteriore.
Il decennio 2020 sta vedendo una riabilitazione dei motorini, che oramai non vengono quasi più venduti: “In questi anni vendiamo soprattutto scooter a stranieri, motorini quasi nulla – ha dichiarato uno dei guru del motociclismo in Italia, Francesco Teruzzi, dealer Piaggio ormai dal lontano 1956 -. Sono gli unici a comprarli, ai ragazzi italiani sembra non interessino più….”. E se lo dice uno con la sua esperienza nel campo dei motori ci si può credere. Gli acquirenti di “cinquantini”, che al 90 per cento sono scooter, sono soprattutto gli stranieri, che li usano per le consegne di cibo, vivande e articoli vari dopo l’esplosione del mondo del delivery. A rivalutare i motorini classici sono quasi solo gli appassionati di mezzi d’epoca, che li comprano alle varie fiere del settore e usano le loro ore libere dal lavoro e dalla famiglia per ridare a Malaguti Fifty, Vespe, Lambrette, Garellli, Ciao, Bravo e Sì della Piaggio, Fantic Caballlero e Fantic Issimo e tutto quello che ha sotto la sella un motore di soli 50 centimetri cubici il vecchio splendore di un tempo. Sarebbe un successo se nei prossimi anni sulle strade italiane non si vedranno scorrazzare nuovamente solo scooter. Sarebbe bello se si tornasse ad ascoltare il rumore della cambiata di un motore con le marce: motori di 50 cc ma anche di cilindrate più grosse. Leggende di paese raccontano di aver visto sfrecciare dei Fifty a oltre cento chilometri all’ora: chissà che queste leggende non tornino a rombare.