PRIMA PUNTATA
Un fine settimana apocalittico, passato alla storia come il week-end nero della F.1. E’ il Gran Premio che segna una delle tragedie più dolorose dell’automobilismo moderno: la morte del grande Ayrton Senna. Già al venerdì si sfiore il dramma alla Variante Bassa, con la Jordan di Barrichello che dopo essere decollata su un cordolo si sbriciola contro le barriere e si capotta. Il brasiliano se la cava miracolosamente con qualche escoriazione e una frattura al setto nasale, ma è l’ultimo baciato dalla buona sorte.
Al sabato, durante le prove del pomeriggio, muore Ronald Ratzenberger, debuttante con la Simtek, scuderia meteora sponsorizzata dal canale musicale Mtv. Alla velocissima variante Villeneuve un’appendice aerodinamica si stacca dalla vettura proiettandola contro le protezioni: l’austriaco si schianta a 300 all’ora e muore praticamente sul colpo. La cella di sicurezza regge abbastanza bene all’urto, ma la decelerazione si rivela fatale al pilota. Con il tempo ottenuto in qualifica, Ratzenberger si sarebbe qualificato in ultima posizione: la domenica sulla griglia la casella rimane vuota alla memoria del pilota austriaco.
Senna, scosso, fa un sopralluogo nel punto dell’incidente (per questo viene sanzionato dalla Federazione… ) e fino all’ultimo momento non si è sicuri che prenderà parte al Gran Premio. Non lo consola la terza pole position consecutiva, timbrata nonostante le evidenti difficoltà a domare una Williams più scorbutica e scomoda del previsto. Il brasiliano si presenta in griglia ma non è sereno. Il suo pessimismo è un presagio. E, infatti, al via accade di tutto. Si spengono i semafori e Lamy tampona la Sauber di JJ Letho, rimasto fermo in griglia col motore spento. La collisione è tremenda: una ruota si stacca e finisce sulle tribune, ferendo nove spettatori, uno dei quali entra in coma. La corsa viene neutralizzata dalla safety car e riprende dopo qualche minuto, ma al quinto giro la Williams di Senna, tradito dal piantone dello sterzo, si infrange contro un muretto alla curva del Tamburello e si accartoccia.
Nel punto dell’impatto la velocità della Williams è di 211 km orari. Un braccetto della sospensione trafigge alla testa il campione brasiliano, che morirà qualche ora più tardi all’ospedale di Bologna. Erik Comasse su Larousse, partito dai box, viene autorizzato da qualcuno a rientrare in pista, e una volta sul luogo dell’incidente rischia di investire i soccorritori. La corsa prosegue fra incidenti (clamoroso quello occorso ad Alboreto, che perde una gomma in corsia box: il pneumatico rimbalza senza controllo e ferisce cinque meccanici) e qualche colpo di scena.
La vittoria, assegnata con la formula della somma dei tempi, è per la terza gara di fila appannaggio di Schumacher, che regola Larini, sostituto di Alesi sulla Ferrari e in testa quando il tedesco va ai box per il rifornimento, Hakkinen e Wendlinger. Sul podio i piloti apprendono della tragedia di Senna, la cui morte farà aprire gli occhi ai burattinai della Formula 1, che da quel nefasto giorno hanno cominciato a rendere più sicuri circuiti e vetture. La tragedia del brasiliano farà scattare un’inchiesta che si chiuderà parecchi anni dopo con l’assoluzione degli imputati, Patrick Head e Frank Williams.