La storia della Formula 1 è piena di grandi dualismi. Il più iconico e famoso è quello tra Alain Prost e Ayrton Senna, che caratterizzò il periodo che va dalla fine degli anni Ottanta agli inizi dei Novanta
Tutti i piloti hanno bisogno di un nemico. La rivalità è il sale delle corse, il carburante che alimenta la competizione. E una vittoria ha un sapore più buono se conquistata contro avversari forti. Dopo di loro ci sono state le sfide, sia in pista che fuori, fra Michael Schumacher e Jacque Villeneuve e quella più attuale che vede contrapposti Max Verstappen a Lewis Hamilton. Andando a ritroso nel tempo saltano alla mente le acerrime rivalità tra Jim Clark e Graham Hill e, soprattutto, tra James Hunt e Niki Lauda. Quest’ultima è stata magistralmente raccontata dal regista Ron Howard in “Rush”, film del 2013, con Chris Hemsworth (Hunt) e Daniel Brühl (Lauda) come protagonisti.
Una partita a scacchi con la morte
La pellicola ripercorre la stagione 1976 della Formula 1, in pieni anni “ruggenti”, quando correre su una monoposto era una scommessa. Una partita a scacchi con la morte. E infatti proprio nel 1976 Lauda ebbe il terrificante incidente al Nürburgring dal quale uscì miracolosamente vivo ma che gli costò il titolo Mondiale di quell’anno e gli procurò tremende ustioni e cicatrici che restarono indelebili per il resto della sua vita.
Le prime schermaglie tra Lauda e Hunt risalgono ai tempi della Formula 3, periodo nel quale vengono gettati i semi della rivalità. Niki e James già si annusano a vicenda. L’austriaco è velocissimo e ha un’innata capacità di “sentire” la macchina e di migliorarla in ogni componente, facendola andare più veloce. E’ serio, metodico, votato a un unico obiettivo: il successo. Non vuole distrazioni, non ama la mondanità. Vincere come imperativo categorico. Come ragione di vita. L’inglese è la sua nemesi: anticonformista, casinista, amante delle belle donne e pieno di vizi. Corre veloce in pista, ma anche fuori. Ama la mondanità. Fuma, beve alcolici e si diverte un mondo. Solo una cosa accomuna lui e Lauda: sentirsi il migliore. E per mantenere lo status, l’uno deve annientare l’altro. Con ogni mezzo. Le carriere di Niki e James viaggiano su binari paralleli, ma la brace già arde sotto la cenere.
Il fuoco del Nürburgring
Lauda debutta in Formula 1 con la modesta BRM, una vettura poco competitiva che però gli permette di farsi conoscere. L’austriaco copre con il suo talento i limiti della macchina. Viene ingaggiato da Enzo Ferrari nel 1974 e da Maranello spiccherà il volo. Il britannico si fa le ossa alla March, poi passa alla Hesketh, prima che la McLaren gli offra la chance di una vita. Ed è proprio nel 1976 che le carriere di entrambi raggiungono il loro apice. Lauda inizia alla grande: vince in Brasile, Sudafrica, Belgio e Montecarlo. A Long Beach e in Spagna arriva secondo, in Svezia terzo. La partenza di Hunt è al rallentatore: trionfa in Spagna e sale sul podio in Sudafrica, ma nelle restanti cinque gare racimola la miseria di due punti. Il titolo sembra già assegnato. E invece accade l’impensabile. James arrivo primo in Francia e in Germania, nel giorno in cui Lauda rischia la vita nell’inferno del Nürburgring. L’austriaco salta solo due GP, e quando miracolosamente rientra a Monza è ancora in testa al campionato. Ma il rivale ormai è lanciato: trionfa anche in Canada e Usa, e con il terzo posto al Fuji scavalca Niki e conquista il suo primo e unico Mondiale.
L’acqua di Fuji
Nel film viene dato ampio spazio all’incidente di Lauda e al dramma sportivo vissuto dall’austriaco al Fuji, quando rientra ai box terrorizzato dalla tempesta che si sta abbattendo sul circuito e che rende l’asfalto un acquitrino. Niki, che ha ancora impresso nella mente e tatuato sul corpo il rogo in Germania, preferisce non correre rischi, ma in questo modo consegna su un piatto d’argento il Mondiale al biondo rivale.
“Rush” è un meraviglioso viaggio nell’anima di due campioni, amici-nemici, che hanno scritto pagine indelebili della storia della Formula 1. Due personalità diverse, due miti indimenticabili. Entrambi ci hanno lasciato, ma il ricordo delle loro imprese e dei loro leggendari duelli sulle piste di tutto il mondo non morirà mai.