Ottava puntata
Ad Abu Dhabi, sede di un avveniristico parco dei divertimenti con annesso museo dedicato alla Ferrari, si decide il Mondiale 2010, uno dei più incerti di sempre. I piloti ancora in lizza per il titolo sono quattro, ma le chance migliori sembrano averle Fernando Alonso e Mark Webber, separati da 8 punti. Sebastian Vettel, autore della pole, deve recuperare 15 lunghezze all’asturiano, Lewis Hamilton addirittura 24. Allo spagnolo basta un secondo posto per mettersi in testa la terza corona, oppure un quarto se Webber non vince. E invece accade l’impensabile. In prova l’australiano è solo 5°, con Alonso 3° ed Hamilton 2°.
Al via la Ferrari numero 8 perde una posizione a favore di Button, che gira alla prima curva dietro al compagno di squadra. Alonso controlla Webber, autore di una partenza senza infamia né lode. Dopo poche curve un incidente tra Michael Schumacher e Vitantonio Liuzzi, con il muso della Force India che sfiora il casco del tedesco, cambia il destino del Mondiale. Fa il suo ingresso la safety car (al 250° GP) e chi non ha nulla da perdere azzarda il cambio gomme. Tra questi ci sono Rosberg e Petrov, fino a quel momento nelle retrovie.
Alla ripartenza, Kubica sciorina perle di classe con un sorpasso da manuale a Sutil, mentre Webber accarezza un guard-rail con il pneumatico posteriore destro e il giro successivo effettua il cambio delle “scarpe”. La Ferrari decide di marcare l’australiano con Massa, a sua volta richiamato ai box nella speranza, vana, di farlo rientrare davanti alla Red Bull. Il piano fallisce e a questo punto l’ingegnere Chris Dyer richiama Alonso per un pit-stop anticipato. E’ il 16° giro. Al ritorno in pista il leader del Mondiale si ritrova intruppato nel traffico come un pendolare nell’ora di punta. Davanti a lui c’è una dozzina di piloti, fra i quali Rosberg e Petrov con gomme nuove. Il russo tiene Fernando negli scarichi per 40 giri, senza commettere scorrettezze: il pilota della Ferrari, frustrato, non riesce nemmeno ad avvicinarsi alla Renault, più veloce sul dritto. Intanto Vettel ha preso il largo, forte di una Red Bull veloce e finalmente robusta. Quando monta le Bridgestone dure (per il colosso giapponese è l’ultima gara dopo 14 anni), lascia la testa della corsa a Button, che si ferma poco dopo e si rimette in terza posizione.
Alonso, complice le soste ai box di chi gli era davanti, risale fino al settimo posto, ma non basta: per vincere l’iride deve arrivare quarto. Impresa disperata, perché la suggestiva e illuminata pista di Abu Dhabi, progettata dallo sprovveduto architetto Tilke, non facilita i sorpassi. Vettel vince gara e Mondiale: a 23 anni e spiccioli è il più giovane iridato della storia. La Ferrari, con una strategia sciocca (ha marcato stretto Webber dimenticando gli altri 22 piloti), butta alle ortiche un titolo che sembrava già suo. A Maranello è tempo di processi, mentre la Germania coccola il suo baby campione, secondo teutonico iridato dopo kaiser Schumi.