Trentesima puntata.
In uno dei Gran Premi più selettivi che si ricordi, si assiste al primo testa a testa stagionale tra Alan Jones e l’astro nascente Nelson Piquet, duello che segnerà l’intera stagione 1980. In Sudamerica si corre la tappa inaugurale del Mondiale, con il numero uno che campeggia sul musetto della Ferrari di Jody Scheckter, iridato l’anno prima. Ma la 312 T5 è solo una lontana parente della T4, dominatrice nel 1979 grazie alla vena del sudafricano ma anche alle disgrazie altrui. Il tracrollo prestazionale della Rossa, penalizzata dagli ingombri del suo boxer a 12 cilindri, è imbarazzante: il motore assemblato negli stabilimenti di Modena è palesemente inferiore ai Ford Cosworth della concorrenza. Il GP d’Argentina è la cartina tornasole di una stagione disgraziata, per usare un eufemismo: Jones e la sua Williams volano, Piquet e la Brabham tengono il passo, Gilles Villeneuve e Scheckter, invece, navigano nelle retrovie.
Alla partenza del Gran Premio il 34enne australiano prende subito il largo, forte della pole position e di una superiorità netta della monoposto inglese. Lo seguono Jacques Laffite, Didier Pironi, Piquet e Mario Andretti. Ma dopo pochi giri l’ex pilota della Hesketh si accorge che sul radiatore svolazza un sacchetto di plastica: una paratia indesiderata che può pregiudicargli la gara. Jones prova a toglierlo sporgendosi pericolosamente dall’abitacolo, ma non riesce nel suo intento ed è obbligato a una sosta forzata ai box. Quando i meccanici lo rimandano in pista, davanti a sé ha Laffite, Villeneuve e Piquet, che sogna la prima vittoria in Formula 1. Il brasiliano, il francese e il canadese devono però fare i conti con la furiosa risalita della Williams, che da quarta si riporta in testa e taglia il traguardo con 24 secondi sulla Brabham. Alle loro spalle Keke Roberg sulla Fittipaldi motorizzata Ford approfitta dell’ecatombe per acciuffare il gradino più basso del podio.
La Ferrari, invece, patisce la prima delusione dell’anno: fuori per un guasto al motore Scheckter e per un incidente l’esuberante Villeneuve, protagonista di una gara costellata di duelli ma anche di errori. Tra i debuttanti figurano Stefan Johansson e Dave Kennedy su Shadow (non qualificati per la gara) e Alain Prost su McLaren. Il francese è tra i pochi (sette) a finire la corsa, seppure doppiato: arriva sesto e ottiene il primo punto iridato della carriera. Champagne a fiumi anche per la Fittipaldi, al secondo podio della sua storia, e per l’Alfa Romeo, a punti con Bruno Giacomelli dopo 29 anni di digiuno (cioè dal GP di Spagna del 1951!).