Uomini forti, destini forti. La leggenda di Ayrton rivive in una mostra a Torino
Una leggenda tra le leggende. Il più grande pilota di tutti i tempi fra le auto più iconiche della storia. Il museo dell’automobile di Torino ospita fino a ottobre una mostra dedicata ad Ayrton Senna, nel trentesimo anniversario della sua tragica scomparsa. E’ curata dal giornalista Carlo Cavicchi, storico di direttore di Autosprint e di Quattroruote. Il mito del brasiliano rivive nei suoi caschi, nelle tute, nei trofei e in tutte le vetture che ha guidato in carriera: dalla Toleman con cui si rivelò al mondo nel 1984 alla Lotus, che lo consacrò nell’olimpo dei più grandi; dalla McLaren con cui conquistò i tre titoli iridati alla Williams, che in un tragico pomeriggio di inizio maggio si trasformò nella sua bara di metallo e carbonio.
La mostra comprende alcune memorabilia legate al grande campione brasiliano. Ci sono i disegni inediti, le fotografie che lo ritraggono in pista e nei momenti privati, i volanti, le scarpe da gara, le centinaia di pubblicazioni a lui dedicate durante e dopo la carriera, le tute, i caschi e molto altro. Tra le chicche i go-kart con cui iniziò a correre, la moto Ducati 916 denominata Senna II e la Mercedes 190 che guidò al Nurburgring nella corsa dei campioni, che vinse davanti a Niki Lauda.
C’è il Senna cannibale in pista e l’Ayrton riservato, intimo. Un campione introverso che ha cambiato per sempre la Formula 1. Sia prima che dopo quel maledetto primo maggio. Il suo incidente aprì gli occhi a chi fino a quel momento fingeva di non vedere e di non percepire i pericoli. Imola 1994 ha fatto da spartiacque tra una Formula 1 che giocava con la vita dei piloti e quella che ha iniziato ad avere a cuore il loro destino. Il suo sacrificio, quel maledetto pomeriggio a Imola, non è stato vano. Da allora, in F.1, solo il povero Jules Bianchi, nel 2014, ha avuto un incidente mortale.
La mostra è un breve ma intenso viaggio nella carriera di quello che è considerato, probabilmente a ragione, il più grande pilota di tutti i tempi. La sua carriera nella massima serie automobilistica durò “solo” dieci anni: cominciò nel 1984, quando aveva già 24 anni, e terminò nel 1994. In mezzo 41 vittorie, 65 pole position, 80 podi e 19 giri più veloci in gara. Ayrton ha scritto pagine indelebili del meraviglioso romanzo della Formula 1. Spietato in pista e sensibile fuori. Sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno. A suo nome è nata una fondazione che assiste milioni di bambini brasiliani. La sua storia è stata oggetto di libri, canzoni, film e perfino di un fumetto. Il documentario “Senna”, vero e proprio testamento della carriera del campione, viene proiettato a margine della mostra. Che è visitabile fino al 13 ottobre. Per chi se la fosse persa, c’è ancora tempo per rimediare.