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Rosso più giallo uguale arancione

Il cielo è ancora arancione sopra Monza. Se l’anno scorso a tagliare per prima il traguardo era stata la monoposto “orange” di Daniel Ricciardo, quest’anno a trionfare all’Autodromo Nazionale è stato l’olandese Max Verstappen, all’undicesimo sigillo stagionale. Il tulipano della Red Bull ha vinto scattando dalla settima casella sulla griglia, ma dopo una manciata di tornate era già secondo, alle spalle dell’idolo di casa Charles Leclerc. Il monegasco, autore di una magnifica pole position sabato al volante di una Ferrari tornata improvvisamente competitiva, stava gestendo un risicato vantaggio sul campione del mondo. Di lì a poco, probabilmente, ci sarebbe stato l’aggancio e il corpo a corpo tra i due grandi protagonisti di questo Mondiale. Ma l’ingresso della virtual safety car per un guasto all’Aston Martin di Sebastian Vettel ha spinto gli strateghi in rosso (anzi, in giallo…) ad anticipare quella che doveva essere l’unica sosta ai box del GP per guadagnare qualche secondo. Un azzardo che non ha pagato, in primis perché la virtual è stata rimossa mentre Charles era ancora impegnato nel pit stop, e poi perché Max ha tenuto un ritmo così costante e forsennato da permettergli di costruire un “tesoretto” impossibile da colmare. Insomma, questo Verstappen non si batte. Il binomio pilota-macchina pare industruttibile, soprattutto di domenica. 

La Ferrari ci ha messo del suo, azzardando oltre il dovuto. Leclerc era stato il più veloce in prova e fino alla virtual safaty car era primo. E allora perché prendersi dei rischi quando a farlo dovrebbe essere chi insegue ? Con il senno di poi siamo tutti bravi, ma come si può pensare di percorrere con le stesse gomme 40 giri in un’epoca storica in cui uno pneumatico nuovo viaggia due secondi più veloce di uno usato? La strategia di Maranello è figlia della frustrazione. All’inizio della stagione era la squadra da battere. La Red Bull era inferiore, la Mercedes pareva un trattore. Ora i valori in campo sono mutati, perché la “lattina a quattro ruote” sembra imprendibile, seppure con un solo pilota. La squadra tedesca, invece, è risorta dalle sue ceneri, come la Fenice, e oggi lotta costantemente per il podio. La Ferrari, invece, è rimasta lì dov’è. Ha due piloti fortissimi, ma non riesce a capitalizzare. Leclerc ha vinto tre Gran Premio ma avrebbe potuto conquistarne almeno il doppio. Sainz ha firmato due pole e una vittoria, e domenica ha dato spettacolo rimontando dal fondo del gruppo fino al quarto posto finale. La sua risalita è valsa il prezzo del biglietto. Anche lui è nel pieno della maturità agonistica e in gran forma, ma ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto. A Monza ha accarezzato il podio. Quando a pochi giri dalla fine Ricciardo ha parcheggiato la sua McLaren a bordo pista, i commissari hanno fatto entrare la safety car per permettere agli addetti di spostarla in totale sicurezza. L’operazione è durata poco, ma altrettanto non si può dire della procedura di ripartenza. La safety ha impiegato una vita a ricompattare il gruppo. Il direttore di gara, memore del pasticcio di Abu Dabhi di un anno fa, ha temporeggiato a lungo e la corsa è finita in parata. Peccato. Max ha così vinto l’ennesimo GP. Sul podio con lui sono saliti Leclerc e Russell.  

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