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Così uccidete (anche) la MotoGP!

Dopo la Formula 1, anche la MotoGP. Stanno tentando di uccidere il motociclismo. Un atto di autolesionismo puro, visto che chi gestisce il circo avrebbe tutto l’interesse a far funzionare il meccanismo. Perché avere più pubblico equivale a fare più soldi. E invece di fronte a uno spettacolo (si fa per dire) così desolante, gli appassionati (quelli veri, non quelli che si sintonizzano sui Gran Premi per avere il “ronzio” dei motori in sottofondo durante la pennichella post pranzo domenicale…) si stanno stancando. E presto se ne andranno. Ciò che è accaduto domenica in MotoGP è solo la punta dell’iceberg, perché a chi sta nella stanza dei bottoni la situazione è sfuggita di mano da un po’. Ricapitoliamo. In avvio della gara sprint – introdotta dalla Dorna per aumentare l’interesse dei tifosi verso la giornata del sabato, da sempre dedicata alle qualifiche – Franco Morbidelli e Alex Marquez finiscono a terra. Si tratta di un normale contatto di gara, peraltro difficile da imputare all’uno o all’altro, ma la direzione gara decide di punire l’italiano con un long lap penalty, da scontare nel GP della domenica. Non bastasse la caduta nella sprint race dopo poche centinaia di metri, al povero Franco viene comminata una penalità discutibile (eufemismo) che di fatto gli compromette anche la gara del giorno dopo.

E arriviamo a domenica. Allo spegnimento dei semafori si scatena la bagarre. Nel corso del primo giro Quartararo finisce nel “panino” di Bezzecchi e Oliveira. Il braccio del francese tocca quello del portoghese. Il primo scivola e travolge il secondo. Entrambi capitombolano nella ghiaia, in un groviglio di moto e sassi. El Diablo se la cava con poco, Miguel ha la peggio e finisce al centro medico con una frattura all’omero della spalla sinistra. Al di là dei danni fisici, è stato un normale incidente di gara. E’ chiaro a tutti, ma non ai commissari, che reputano Fabio colpevole di “guida irresponsabile” e alla ripartenza dopo la bandiera rossa lo “condannano” a un long lap penalty che gli rovina la gara. Una decisione assurda, incomprensibile, che stride con l’essenza stessa del motociclismo, che è fatto di duelli, di contatti, di staccate al limite. Avete presente la spallata di Valentino a Gibernau proprio a Jerez nel 2005? Oggi al pesarese darebbero l’ergastolo!

Tornando a domenica, il peggio doveva ancora arrivare. Dopo la ripartenza assistiamo a dei bei duelli tra le KTM e la Ducati di Bagnaia. Miller, in quel momento secondo, arriva lungo in frenata e lascia uno spiraglio aperto per Pecco, che ci si infila come avrebbe fatto chiunque, figuriamoci un campione del mondo. Jack non la prende bene, il ducatista chiede scusa. Ma doveva finire lì. E’ stato un sorpasso “maschio”, ma corretto. E invece la direzione gara ancora una volta la vede diversamente: Pecco dovrà restituire la posizione a Miller. E quando gli viene comunicato, ha già staccato Jack e quindi si deve quasi fermare per aspettarlo e farsi superare. Siamo all’imponderabile. Bagnaia riesce comunque a vincere. Contro le KTM e contro lo steward panel. Ma così non va. La MotoGP sta copiando dalla F.1, dove le penalità fioccano a ogni curva. Metti un centimetro di ruota fuori dai margini della pista? Penalità. Freni tardi per provare un sorpasso ma mandi largo un altro pilota? Penalità. Riparti dal box mentre sopraggiunge un avversario? Penalità. In F.1, poi, la safety car viene mandata in pista in continuazione, azzerando distacchi e mortificando chi ha rischiato la vita per guadagnare mezzo decimo. Basta un detrito in pista o una monoposto parcheggiata nelle vie di fuga a neutralizzare la corsa. La MotoGP ha preso la stessa direzione. Tocca ai piloti opporsi, prima che sia troppo tardi.

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