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Pirro-Zanetti come Harada-Capirossi: quando l’ultima curva diventa un’arena

Il Campionato Italiano Superbike si è chiuso a Imola con un finale thrilling, degno del miglior film di Dario Argento. Forse nemmeno l’intelligenza artificiale sarebbe stata capace di sceneggiare una trama del genere. Michele Pirro, campione in carica, è stato letteralmente abbattuto alla variante Bassa, la spettacolare chicane che immette sul rettilineo dei box, da Lorenzo Zanetti, suo rivale nella corsa al titolo: entrambi sono ruzzolati per terra. Seppur malconcio e con la visiera del casco in frantumi, il tester Ducati MotoGP è riuscito a riprendere la via della pista, terminando undicesimo e racimolando appena cinque punti. Che però non gli sono bastati per recuperare gli otto che aveva di svantaggio da Zanetti, che pur ritirandosi si è laureato per la prima volta campione nazionale delle derivate dalla serie.

A fine gara Pirro è stato portato in ospedale dove gli è stata riscontrata la frattura del malleolo, infortunio che ha richiesto un intervento chirurgico e che con ogni probabilità gli farà saltare i test MotoGP. Michele, già otto volte campione del Civ, ha puntato il dito contro il rivale, accusandolo di guida scorretta: “Pirro se non lo batti, lo abbatti” e “Non sapevo che a Imola ci fosse il bowling”, solo per riportare qualche stilettata, affidata ai social. Zanetti si è difeso parlando di un banale errore. L’unico, a suo dire, dell’intera stagione. Un corollario di polemiche che le parole dei protagonisti hanno contribuito a fomentare. Un finale velenoso che ha rovinato la festa del bresciano. Una cicatrice indelebile.

Qualcuno ha paragonato l’entrata di Zanetti a quella che fece Loris Capirossi il 25 ottobre del 1998 a Buenos Aires, in Argentina, sede dell’ultima gara di un campionato a dir poco infuocato. E allora saliamo sulla macchina del tempo e torniamo nel passato, a 25 anni fa. Loris, già due volte iridato 125, si sta giocando il Mondiale della 250 (l’attuale Moto2) con Tetsuya Harada, suo compagno nel team ufficiale Aprilia. I due alfieri di Noale sono separati da appena quattro punti in classifica. Chi arriva davanti all’altro vince il Mondiale.

In testa c’è Valentino Rossi, che si sta involando verso la quarta vittoria consecutiva. Ai box gli hanno chiesto di non mettersi in mezzo, visto che non ha velleità iridate. E lui sta rispettando le consegne, nel senso che, complici un paio di “lunghi” del romagnolo, all’inizio dell’ultimo giro ha preso il comando e ha salutato la compagnia. Alle sue spalle ora c’è Harada, che ha approfittato degli errori del rivale per staccarlo di qualche decimo. Il divario sembra netto, incolmabile. Il ninja è a un passo dal sogno iridato, che gli stava sfuggendo e che invece ha riacciuffato con le unghie. Gli mancano poche centinaia di metri prima del tripudio. Capirossi è alle corde, ma all’ultima variante prima del traguardo intravvede uno spiraglio e ci si butta come un ariete. Un’entrata alla garibaldina. La sua Aprilia sembra un toro, quella di Harada un drappo rosso. Dalle immagini in Tv la manovra appare quantomeno azzardata. L’impressione è che Loris stacchi tardissimo, ben oltre il limite concessogli dalla fisica. Sembra addirittura che non freni nemmeno, che si appoggi alla moto di Harada per fare la curva. Fatto sta che il giapponese viene centrato sul fianco e finisce a terra. E mentre si sbraccia contro il rivale lanciandogli qualsiasi improperio da sotto il casco, il numero 65 taglia il traguardo in seconda posizione e vince il suo terzo Mondiale.

Avrei buttato giù anche il diavolo”, dirà poi Capirossi nelle interviste post-gara, gettando benzina sul fuoco. Che è un po’ ciò che ha dichiarato Lorenzo Zanetti domenica, ma prima della gara cruciale: “O ghiaia o gloria”. Loris fu poi squalificato e licenziato dall’Aprilia, che gli fece causa per danni d’immagine. Ma il Mondiale non glielo tolse nessuno, perché anche senza i 20 punti del secondo posto in Argentina vinse il titolo per quei famosi quattro punti che aveva di vantaggio su Harada alla vigilia del round decisivo. Sei anni dopo vinse pure la causa con la Casa di Noale: la sua manovra era stata corretta. Fu risarcito. E il suo nome definitivamente riabilitato. Ma lo shock emotivo è stato forte. Oggi Loris e Tetsuya sono tornati amici. Anche Michele e Lorenzo si chiariranno, da ragazzi intelligenti quali sono.

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