La Sindrome di Brno
C’è la Sindrome di Burnout e c’è la Sindrome di Brno. La prima è causata dall’eccesso di stress che accumuliamo durante le ore di lavoro, la seconda è la conseguenza dell’improvvisa e inattesa uscita dal calendario del Motomondiale di uno degli appuntamenti più attesi della stagione, quello con il Gran Premio della Repubblica Ceca. Se per la prima, la soluzione è chiedere uno spostamento, un periodo di aspettativa, lo smart working o addirittura rassegnare le dimissioni, per la seconda la soluzione è arrivata su un piatto d’argento: dal 2025 il circuito di Brno, uno dei più iconici e spettacolari al mondo, torna a furor di popolo nel calendario iridato.
Una notizia da leccarsi i baffi per tutti gli appassionati di motociclismo, che hanno imparato ad amare un tracciato che ha ospitato oltre cinquanta Gran Premi validi per il Campionato del Mondo. Il primo risale al lontano 1965, quando la Cecoslovacchia era ancora unita ed era un Paese membro del cosiddetto “blocco sovietico”: in classe regina si impose il leggendario Mike Hailwood su MV Agusta davanti alla moto gemella del nostro Giacomo Agostini, arrivato secondo con oltre un giro di lancette di distacco. “Mino” si prese la sua rivincita trionfando in ben sette occasioni tra il 1966 e il 1973, mentre “Mike The Bike” salì sul gradino più alto del podio in altre cinque occasioni. L’albo d’oro degli anni Sessanta e Settanta annovera mostri sacri del motociclismo dell’epoca, tra cui citiamo Phil Read, Luigi Taveri, Renzo Pasolini, Jarno Saarinen e Franco Uncini. Allora i Gran Premi si disputavano su un pericoloso e spettacolare circuito cittadino, che si snodava lungo il paese tra case, muretti e folle impazzite.
Solo nel 1987 la “carovana” si è spostata nel più sicuro ma non meno funambolico autodromo, che ha ospitato il GP fino al 2020 compreso, a eccezione del 1992, quando gli organizzatori si presero un anno sabbatico. Perfino nella stagione del Covid, che falcidiò il calendario, la tappa in Repubblica Ceca fu confermata. In quella occasione la classe regina registrò il trionfo di Brad Binder su KTM, mentre nelle cilindrate inferiori sventolò il tricolore grazie ai successi di Dennis Foggia in Moto3 e di Enea Bastianini in Moto2. Pochi mesi dopo, la Dorna comunicò che il Gran Premio della Repubblica Ceca non avrebbe più fatto parte del calendario. Una doccia fredda per i tifosi di tutto il mondo, da sempre legati alla bellezza e alla spettacolarità di un tracciato unico al mondo dove, peraltro, ottenne il primo successo Valentino Rossi. Era il 1996 e il pilota di Tavullia vinse la gara della 125, rivelando la sua statura di campione in erba a tutto il mondo. L’anno successivo vinse il suo primo titolo proprio qui.
Valentino, nel frattempo diventato “Dottore”, ha trionfato a Brno in altre sei occasioni, cinque delle quali in MotoGP. Dalla fine degli anni Novanta al 2020 fior di campioni hanno ottenuto almeno un successo sui saliscendi “cechi” (in tutti i sensi): da Max Biaggi a Marc Marquez, da Dani Pedrosa ad Andrea Dovizioso, da Casey Stoner a Jorge Lorenzo, fino a Marco Simoncelli, che salì sul gradino più alto del podio nel 2009, con un titolo della due e mezzo già in tasca. Dal 2025 inizia un nuovo capitolo della storia di questo circuito, che resterà nel Mondiale fino al 2029 compreso. Una notizia che contribuisce a far scendere il livello di stress!