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VR46, ha ancora senso l’Academy?

Tempo fa Uccio Saluccio, amico fraterno e braccio destro di Valentino Rossi nonché team director della VR46, a specifica domanda rispose: “Fare la MotoGP con un nostro team? Direi di no, perché verrebbe meno quello che è il nostro obiettivo, ossia formare i giovani. Noi li alleviamo in modo che possano arrivare in MotoGP, ma con altri team”. Sono passati un po’ di anni da quell’intervista e le cose da allora hanno preso . “Solo gli stupidi non cambiano mai idea”, diceva qualcuno. E in effetti, anche negli uffici della VR46 le opinioni a riguardo sono cambiate. La Riders Academy, nata nel 2013, esiste ancora, ma sta perdendo pezzi. I piloti che fanno parte della scuola istituita dal Dottore sono cresciuti, sia come età anagrafica che a livello di curriculum. Ben quattro di loro (Francesco Bagnaia, Franco Morbidelli, Luca Marini e Marco Bezzecchi) sono arrivati in MotoGP.

I primi due sono ormai dei veterani della top class. Celestino Vietti e Niccolò Antonelli (e part-time anche Stefano Manzi) corrono in Moto2. Mentre Andrea Migno, Elia Bartolini e Alberto Surra sono gli unici rimasti nella classe minore. Per tutti e tre, però, il futuro è un grosso punto interrogativo. Migno ha 26 anni e mezzo e corre in Moto3 da sempre, senza tuttavia aver raggiunto i risultati sperati. Il team Avintia, per cui corre Bartolini, chiuderà alla fine della stagione per far posto, probabilmente, a una formazione spagnola. Surra, infine, è reduce da un brutto infortunio e, nel frattempo, ha annunciato che quello attuale è il suo ultimo anno nell’Academy: dal 2023 prenderà un’altra strada. Prima di lui avevano lasciato l’Academy Romano Fenati, Dennis Foggia, Nicolò Bulega e Lorenzo Baldassarri.

Quello che colpisce in questa storia è l’assenza di ricambi: ai piloti uscenti (e a quelli che continuano a far parte dell’Academy ma stanno crescendo) non ne sono subentrati di nuovi. Surra era stato l’ultimo a “entrare” nel ranch di Tavullia. Dov’è finita la fucina di talenti che Valentino e i suoi collaboratori crescevano a suon di derapate e lezioni di inglese? Il panorama dei baby piloti italiani è così desolante oppure quello del Dottore è solo un cambio di strategia? Forse entrambe le cose. Fatto sta che a oggi sono poche le squadre che allevano giovani italiani come faceva tampo fa il team Italia, che aveva cessato di esistere proprio in conseguenza dell’approdo nel Mondiale di team come la VR46 e Gresini, solo per citarne due. Anche la compagine del compianto Fausto ha accontonato il progetto Moto3 per concentrare sforzi e risorse sulle categorie superiori, in particolare la MotoGP. Nulla di male, ci mancherebbe, ma non si può fare a meno di notare che da sotto questo aspetto la scuola spagnola è avanti mille miglia. E anche quella austriaca, leggi KTM. Del bel Paese è rimasta la Sic58, che continua a scavare nei vivai. Un po’ poco per essere ottimisti.

Infine, una considerazione a parte la merita la Moto2, dove la VR46 ha vinto il titolo nel 2018 con Bagnaia. Nel 2023 il team Mooney verrà assorbito dalla . Un’ulteriore conferma che da Tavullia energie e risorse verranno canalizzate verso la MotoGP.

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