E’ appena finito il Gran Premio d’Inghilterra e, oltre a celebrare la prima storica vittoria di Carlos Sainz in Formula 1, ci si interroga sull’ennesimo harakiri della Ferrari. Come a Montecarlo, anche a Silverstone la Rossa ha inspiegabilmente sacrificato Charles Leclers sull’altare di una strategia folle, che ha sì permesso a un suo pilota di vincere la gara, ma che ha tolto punti preziosissimi a quello in lotta per il titolo, proprio nel giorno in cui il leader del Mondiale Max Verstappen è incappato in una delle sue pochissime domeniche sfortunate. Sia chiaro, Sainz non ha rubato nulla. Anzi. Se c’è un pilota che meritava la vittoria, questi era proprio il figlio del frande Carlos. L’unica “colpa” dell’ex driver della Mclaren è stata quella di trionfare in un GP che il suo compagno di squadra aveva già ipotecato se non fosse stato per l’ingresso della solita, vituperata safety car. Ed eccoci al nocciolo della questione. E’ giusto che a decidere l’esito di una gara sia una contingenza, un evento collaterale? Ovviamente no. Perché l’incidente o il ritiro di un altro pilota, che magari non sta nemmeno lottando per le prime posizioni, deve influenzare in modo così determinante un ordine d’arrivo (vedi finale di campionato 2021)? La risposta non c’è. E se ci fosse, sarebbe sbagliata.
A Silverstone Esteban Ocon ha parcheggiato la sua Alpine in pieno rettilineo dei box (davvero non poteva accostare in un punto più sicuro?) costringendo i commissari a spedire in pista la safety car che, come al solito, ha provocato un vero e proprio terremoto. C’è chi è rientrato ai box per cambiare le gomme e chi no. Magari perché in quel momento si trovava a transitare in un punto della pista lontano dalla pit lane. In una parola: sfortuna. Ma le gare non possono essere decise dalla buona sorte. Chi vince deve meritarselo. Ai tifosi piacciono i cuori coraggiosi, non i piloti baciati dalla dea bendata. Al momento della neutralizzazione della gara, con una manciata di giri ancora da completare, Leclerc aveva oltre quattro secondi di vantaggio su Sainz e sugli altri inseguitori. In altre parole, aveva la gara in pugno. Stava già assaporando le bollicine sul podio. Aveva già un piede sul gradino centrale. Ma…
…Ma ecco la safety car a rovinare tutto. Ancora una volta. Dal muretto Ferrari, come detto all’inizio, ci hanno messo del loro, decidendo di tenere Charles in pista e far rientrare ai box per montare “scarpe” nuove il solo Carlos. Una strategia che da qualunque lato la si guardi non ha giustifiazioni. Se vuoi vincere il Mondiale, non puoi sacrificare il tuo cavallo migliore. Leclerc, inoltre, in quel momento era davanti e aveva il diritto di pretendere la strategia migliore. A meno che Sainz non gli coprisse le spalle. Se Carlos, con le gomme fresche, avesse protetto la fuga del monegasco, allora il tutto avrebbe avuto un senso. Ma il numero 55, platealmente, ha prima mugugnato in radio e poi ha attaccato il compagno di squadra come si fa con il più acerrimo dei rivali, scavalcandolo e involandosi vero il primo trionfo della carriera. Nel parco chiuso Charles è apparso cupo in volto. Come dargli torto? Mattia Binotto, che ormai non sa più come giustificarsi, l’ ha perfino ripreso, con tanto di dito indice sventolato in mondo visione. “Datti una calmata”, gli ha detto. “Hai fatto una grande gara”. Ma questo lo sa Leclerc e lo sanno gli spettatori. Charles è un asso. E sta facendo innamorare tanti tifosi. Ma la sua pazienza ha un limite. E anche il suo contratto. Di questo la Ferrari deve cominciare a tener conto.