Alesi, Ventitreesima puntata
Il primo GP degli anni Novanta si porta dietro la scia del burrascoso finale del Mondiale 1989. Durante l’inverno gli animi non si sono per nulla calmati e gli echi delle polemiche successive all’incidente di Suzuka sono stati acuiti dall’atteggiamento a dir poco persecutorio del presidente della Fisa Jean Marie Balestre, francese come Alain Prost, nei confronti di Ayrton Senna, al quale sospende la superlicenza. Il brasiliano adombra che il campionato 1989 sia stato deciso a tavolino, e per questo la Fia lo convoca a Parigi per chiedere le scuse ufficiali e comminargli una multa di 100mila dollari. Senna, anziché fare marcia indietro per riavere la superlicenza, dichiara guerra alla Federazione, che lo riabilita solo alla vigilia del GP degli Stati Uniti, che si corre sul cittadino di Phoenix. Una gara spettacolare, fin dalle prove, disputate sul bagnato, che porta alla ribalta un nome nuovo. La pole, un po’ a sorpresa, è del compagno del brasiliano, Gerard Berger.
Nei primi dieci ci sono ben cinque vetture equipaggiate Pirelli, più prestanti con l’asfalto umido. In seconda fila, dalla quarta casella, scatta un italo-francese di buone speranze ma dalla scarsa esperienza. Jean Alesi, alla nona gara in Formula 1, parte bene e si porta in testa seguito come un’ombra da Gerard Berger. L’austriaco commette un errore imperdonabile, complice un avvallamento, ed è subito fuori dai giochi (va ai box per sostituire l’alettone ma poi si ritira per la rottura della frizione), mentre alle sue spalle si scatena Senna, che supera Andrea De Cesaris, raggiunge Alesi (arrivato ad avere anche 8’’ sul brasiliano) e per dieci giri prova a superarlo. Il francese di Avignone resiste tenacemente, dimostrando coraggio unito a ottime capacità di guida su un circuito cittadino come quello allestito a Phoenix. Tuttavia la maggiore potenza della McLaren non lascia scampo al pilota della Tyrrel, che alza bandiera bianca ma riesce a conservare egregiamente la seconda posizione fino al traguardo.
Sul podio e nella conferenza stampa post gara Senna, vincitore del GP, si dice impressionato dallo stile di guida aggressivo di Alesi, a cui vanno i complimenti dell’intero paddock. Il podio è completato dalla Williams di Thierry Boutsen, che precede la Benetton di Nelson Piquet (costretto a una sosta inattesa a causa dello spiattellamento di uno pneumatico), Stefano Modena su Brabham e l’altra Tyrrel di Satoru Nakajima, gommata Pirelli per la prima volta dopo 18 stagioni. Il GP degli Usa verrà ricordato anche per l’unica partenza di una Minardi dalla prima fila: a regalare questo storico risultato al team di Faenza è Pierluigi Martini, che sfrutta l’annullamento delle qualifiche del sabato per conquistare la seconda posizione sullo schieramento, davanti a un’altra meteora, Olivier Grouillard. Sfortunate le Ferrari: Prost si ritira tradito dal cambio, Nigel Mansell per la rottura della frizione e dal motore, che trasformano la sua monoposto in una palla di fuoco.